giovedì 26 maggio 2011

c o n t r o s e n s i


A Milano, a quanto pare, sta succedendo davvero di tutto. Pur di screditare il candidato del Pd Pisapia il sindaco uscente Letizia Moratti le sta provando davvero tutte, credibili e incredibili.
Ormai le affermazioni della sindachessa e le voci ironiche messe in giro dai suoi "denigratori" sono indistinguibili, davanti alla frase "Con Pisapia sindaco a Milano aumenteranno gli stupri" ci si chiede se sia una frase detta realmente, e seriamente, o se sia l'ennesimo sfottò nato su un socialnetwork o su qualche blog - per inciso, la frase, pare essere vera ed appartenere all'On. Santanchè.

Una pagina nata su Facebook da titolo "E' tutta colpa di Pisapia"- che vi invito a visitare- riporta varie frasi inventate dagli amministratori e dai vari utenti fra cui:
"Pisapia logora chi non ce l'ha"
"Pisapia ha avvelenato i gatti di Alice"
"Pisapia mi ha mangiato tutte le girelle"
"Pisapia è il dentista di Dracula"
"Pisapia vende le rose nei luoghi affollati"

Addirittura nelle ultime ore di ieri si è diffusa la notizia che dei finti addetti ai lavori si aggiravano per le strade di Milano fingendo di prendere misure e dati vari per l'inizio del cantiere della "moschea più grande d'Europa" che, a quanto dice la Moratti, Pisapia vorrebbe costruire.
Sorge spontanea la domanda: ma se il cantiere viene inaugurato quando ancora la Moratti è sindaco significa che la moschea la sta facendo costruire la Moratti? Non è chiaro, neppure donna Letitia pare aver capito bene.

Lasciando il faceto per il serio mi domando come la volontà di dare un luogo di culto a delle persone che vivono e lavorano nel nostro paese possa essere usata con intento denigratorio, come se fosse qualcosa di negativo. Dicono "Pisapia vuol costruire una moschea" come direbbero "Pisapia vuol rapinare le vecchiette fuori dalla posta".
In un video diffuso dalla Lega - altamente ridicolo, per altro - una signora indignata dice (parlando degli immigrati) "ce li ritroveremo anche a guidare i tram!". E allora? Perchè, non possono guidare un tram?
Ci sono cose che io non condivido ma che arrivo a comprendere, ma altre che proprio non riesco a ponderare.
Gli immigrati non possono fare lavori dignitosi come tutti gli altri milanesi, nello specifico. Però è giusto assoldarli - pagandoli una miseria - per contribuire, affiggendo i manifesti,  alla campagna elettorale di una parte politica che li vuole fuori dall'Italia.
Io sarò anche stupida, ma continuo a non capire.

lunedì 23 maggio 2011

Vanitas


Ci prendono qualcosa, ogni giorno, un pezzetto alla volta, e poi di noi non rimane più nulla.

23 maggio 1992 - 23 maggio 2011

Questa è la nostra terra, provate a salvarla!
Io non la voglio, non è mia, non la sento.
Provate a salvarla con i vostri mezzi ridicoli, con i vostri voti di scambio, con la vostra mancanza di dignità.
La gente muore per salvare questa terra, eppure voi sembrate non accorgervene. Erano i padri di qualcuno, i mariti, le mogli di qualcuno. E sono morti.
Penso ad una fotografia attaccata ad un frigorifero. E' suo padre lì, è solo suo padre, per tutti gli altri è un simbolo, un eroe, per lei è solo il prezzo che ha dovuto pagare a questa terra.
Non è un bel modo per ricordare il giudice Falcone, lo riconosco, lui ha speso la sua vita per noi finchè non gli hanno impedito di continuare. Eppure se lui fosse qui davanti a me, se fosse vivo, io gli direi di andare via. Non serve sacrificarsi per questa gente.
Li vedi?
Sono attaccati "alla roba", non vedono altro, nelle loro prospettive di vita, nelle loro ambizioni, nelle loro opinioni, figurano solo concetti elementari come "i figghi", "a famigghia", "i picciuli". Il loro concetto di sopravvivenza si limita a "fottere il prossimo", qui non vige il principio della sopravvivenza del più forte, ma solo del più "scarto". Come si fa a lottare per questa terra? Come si fa a morire per questa gente? Anch'io l'ho fatto, nel mio piccolo, anch'io ho sacrificato un pezzettino di me per quasi due anni, per cercare di cambiare qualcosa. Ma adesso non lo rifarei.
I miei conterranei vedono il marcio ovunque, forse perchè sono marci dentro, per cui snocciolano perle di saggezza davanti ai bar che frequentano assiduamente, davanti ai centri scommessa che sono ormai le loro seconde case. Dicono "tanto non cambierà mai niente", "tanto i politici sono tutti gli stessi" "e lo stato che fa?". Queste sono tutte frasi per me odiose, prive di senso.
Però sto iniziando a dirle anch'io.
Mi sento sconfitta a volte, la mafia mi ha vinto, la Sicilia mi ha vinto, mi ha preso tutta la voglia di lottare, l'ha masticata e l'ha risputata, bavosa, priva di forma, inutilizzabile.
A volte penso che siamo dentro ad una scatola con le pareti trasparenti. C'è qualcosa che ci separa dagli altri. Noi qui dentro, siamo destinati a perire. Non c'è modo di spuntarla, non c'è nessuno a cui chiedere aiuto.
Io non credo che siano "tutti gli stessi", io so che c'è la gente onesta, anche in politica, ma voglio vederli, non potrò credere per tutta la vita in qualcosa che non ho mai visto. Perchè sembra che in Sicilia - e in Italia tutta - un politico se non è un mafioso disonesto, allora è un perdente onesto, nessuna via di mezzo, i trascina folle sono corrotti, quelli onesti non se li fila nessuno. Sarà indicativo questo dato? Sarà forse che in questo posto di merda riesci a catturare l'attenzione della gente solo se sei un fottimondo? Sarà che questa schiera di pseudo cittadini non ha idea di cosa sia un'idea politica, un 'ideale, e voti solo chi lo favorirà di più? Salvo poi ritrovarsi fottuti da un politico che gli ha promesso "posti di lavoro" che non può dare..
E poi vorrei capire a cosa gli servono questi posti di lavoro..che se ne fanno? Lo sanno che se vengono assunti non possono più passare dieci ore al giorno al centro scommesse? Qualcuno li ha informati? Lo sanno che se trovano un posto di lavoro non possono più intrallazzare con assegni di disoccupazione e bonus vari?
Dov'è la speranza in questo posto? Io non ne vedo neppure l'ombra. Se mi chiedessero di partire, oggi, perchè domani la Sicilia verrà distrutta non ci penserei su un momento. Farei i bagagli, salverei quella decina di persone alla quale sono veramente attaccata e il resto li lascerei bruciare tutti, tutti nelle fiamme dell'inferno che si sono creati da soli.

Il teatro Massimo avvolto dalle fiamme, i guidatori di carrozze mafiosi nelle fiamme, i posteggiatori abusivi mafiosi nelle fiamme, i negozianti omertosi nelle fiamme, gli abitanti dei vicoletti sudici senza dignità, senza idee in testa, assuefatti da grande fratello e dal calcio, nelle fiamme, gli automobilisti anarchici nelle fiamme, i ragazzini che pensano solo a piastrarsi i ciuffi ribelli, nelle fiamme, le madri vestite con centinaia di euro che dimenticano puntualmente di insegnare qualcosa di buono ai propri figli, nelle fiamme, le discoteche piene di ragazzini che non hanno nessuno, neppure se stessi, nelle fiamme, le strade sporche, nelle fiamme, gli edifici storici anneriti dallo smog nelle fiamme, la puzza di pesce e di immondizia per le strade, nelle fiamme, i ladri i truffatori, nelle fiamme, i padri di famiglia che non hanno soldi per comprare i vestiti ai figli appollaiati fuori dai centri scommessa, nelle fiamme, i centri scommessa, nelle fiamme, lo stadio, nelle fiamme, la spiaggia di Mondello, nelle fiamme, i bingo, farciti di gente povera e avida allo stesso tempo, nelle fiamme, quelli che il sabato pomeriggio vanno al centro commerciale a comprare aggeggi elettronici assolutamente inutili, che non sapranno mai usare e ad accumulare rate che non potranno mai pagare, nelle fiamme, quelli che vanno in massa a vedere Natale sul Nilo, nelle fiamme, quelli che accettano buoni pasto in cambio del proprio voto, nelle fiamme, quelli che fanno la fila al collocamento e poi in nero fanno altri tre lavori, nelle fiamme, i lavoratori socialmente utili che non fanno un cazzo dalla mattina alla sera, nelle fiamme, quelli che non pagano le tasse e si sentono più intelligenti di me che le pago, nelle fiamme, quelli che votano per chi dice che abbasserà le tasse senza neppure chiedersi come si fa a mandare avanti una nazione senza tasse, nelle fiamme, quelli che votano Berlusconi perchè è un bell'uomo, nelle fiamme, quelli che lo votano perchè è simpatico - racconta barzellette, del resto - nelle fiamme, quelli che hanno votato per Cammarata e si lamentano per questa città che è in stato di abbandono, nelle fiamme, quelli che hanno votato gente sconosciuta solo perchè serviva al fratello che se "gli portava" cento voti gli davano il posto fisso, nelle fiamme, quelli che pensano solo al loro piccolo, piccolissimo mondo, meschino, attaccato alla terra e al fango, che non guarda mai verso l'alto, tutti nelle fiamme, nessuno escluso.

La mia nave si allontana, è come un'arca, mi lascio dietro una colonna di fumo nero, la città non è più visibile, è come se l'avessero fatta saltare in aria con tonnellate di tritolo, non si distinguono più le strade, le automobili, le case, è tutto fuso dentro al fuoco, non c'è più niente, è tutto morto.

venerdì 20 maggio 2011

L'obitorio dei miei pensieri


A volte dimentico di vivere.
Mi stendo su un letto e dormo per ore, senza sonno.
Poi quando mi sveglio le cose non sono mai come le ho lasciate, il sole è tramontato, il mio corpo si è affamato, si è assetato, e tutta la gente che mi sta attorno è andata avanti, solo qualche ora avanti a me.

***

giovedì 19 maggio 2011

La bellezza


*mi piace fotografarti. sei un'ottima modella.*
*sì, infatti.. Dolce&Gabbana mi chiamano sempre =.=" *
*e infatti Dolce&Gabbana non ne capiscono un cazzo*

I biscotti del giovedì pomeriggio


Questo pomeriggio son venuti a trovarmi dei miei amici. Non avrei saputo davvero cosa offrire se non fosse stato per una pallina di pasta frolla che avevo fatto qualche giorno fa ma che non avevo ancora avuto il tempo di trasformare in qualcosa di "cotto".
Per fare il prima possibile ho fatto dei semplicissimi frollini, ecco la ricetta.

_FROLLINI LIMONE&VANIGLIA
Ingredienti:
250g di farina 00
100g zuccheri
150g burro
2 tuorli
1 pizzico di sale
scorza grattata di 1 limone non trattato
baccello di vaniglia

Si inizia mescolando in una ciotola abbastanza ampia tutti gli ingredienti "secchi": la farina, lo zucchero, il sale, la scorza del limone e la vaniglia (estrarre l'interno del baccello di vaniglia è semplice: basta inciderlo nel senso della lunghezza e poi grattar via la parte "granulosa" che si troverà all'interno).

Amalgamati bene questi ingredienti, dovremo formare la classica "fontana" e mettervi al centro il burro a pezzetti. A questo punto dobbiamo impastare finchè non otterremo tante bricioline regolari (come mollica di pane fresco).

Ottenute le "briciole" riformiamo la fontana e versiamo al centro i tuorli.
Impastiamo nuovamente,  ma NON A LUNGO, solo il tempo di amalgamare tutti gli ingredienti come si deve.

Facciamo riposare l'impasto in frigo per almeno un'ora (meglio una notte).

Togliamo la pasta dal frigo e formiamo uno o più "salami" che poi affetteremo: le "fette" saranno i nostri biscotti.
Inforniamo per circa 15-20 minuti in forno preriscaldato a 180° (se avete il forno con le diverse modalità di cottura andrà benissimo "ventilato").

I tempi di cottura variano in base a quanto spessi sono i vostri biscotti, ma in genere quando il bordino del biscotto diventa marroncino e la parte superiore è leggermente dorata i biscotti son pronti.

Ovviamente questa ricetta può variare in base ai vostri gusti, potete cambiare gli aromi (sono molto buoni con zenzero e cannella ad esempio), o potete utilizzare questa stessa frolla come base per una crostata o per realizzare dei biscotti "ripieni".

Quando passo il pomeriggio con i miei amici a volte dimentico le cose. Dimentico tutte le mie ansie, i miei crucci, mi piace cucinare per loro, dissetarli e saziarli.
Poi succede come quando ero piccola e finivano i pranzi di Natale: tutti andavano via e Natale era magicamente finito, stavo vivendo il Natale, e un attimo dopo il Natale era già diventata la festività più lontana da me. Da piccola, ogni volta che amici e parenti abbandonavano la mia tavola e la mia casa, a me veniva il mal di pancia. Mia madre pensava si trattasse di indigestione, durante queste festa si mangia troppo e male, dopo tutto. In realtà era un malessere più intimo, perdevo tutto e in un attimo, come se qualcuno avesse tirato uno sciacquone dentro al mio petto e tutto fosse scivolato via, in un gorgo.


Lucky non conosce le buone maniere


Ho questo strano modo di amare le cose, come se dovessero sfuggire da un momento all'altro, come se non esistessero realmente.

Classics - la caprese (you never can tell..)


La caprese è un classico della cucina italiana al quale non posso rinunciare d'estate. Nonostante i pomodori non siano la mia passione, e generalmente nell'insalata "comune" li eviti, nella caprese li mangio di gusto.
Per due ciotoline di insalata ho tagliato due mozzarelle, pomodorini ciliegino in quantità, ho spezzettato un po' di basilico fresco della mia personale "piantagione" - piccolo vaso in balcone ^^ - ed ho condito con sale, erba cipollina ed olio extravergine d'oliva biologico. Il tocco finale è stato qualche "filo" di glassa all'aceto balsamico versata sopra l'insalatina appena prima di servire.

Questo piatto mi sa: di gita al mare, di pic nic sul prato, di ritorno dal mare, stanchi e pieni di sale, di vento, di sole, di acquiloni, di acqua corrente, di ombra sotto gli alberi, di prendisole gialli, di cappelli di paglia e fili d'erba tenuti fra i denti, di spighe, di margherite e di partite di pallone improvvisate. 

Come abbinamento musicale, suggerirei "You never can tell" di Chuck Berry!


Le ore piccole


A me piace fare le ore piccole.
No, non mi piace. Non è "piacere" la parola giusta, temo.
Io devo fare le ore piccole, piuttosto. E' impensabile che io non viva anche solo una minima parte della notte, ormai è legge, per me. Ci sono persone che non sopportano la notte, la temono. Proprio ieri ho chiesto "perchè la notte fa paura?". La notte fa paura perchè è buia, perche l'uomo ha sempre cacciato dentro quel buio la peggiore parte di sè. Diavoli, mostri, peccati indicibili, tutti pigiati gli uni contro gli altri, nel buio. Impossibile muoversi. Una delle corna di un diavolo è finita dentro il naso di un licantropo e lui non si lamenterebbe - è ben educato - se non fosse che il vampiro, lì dietro, lo sta palpando ripetutamente. Tutti assieme appassionatamente dentro al buio, se stiamo qui dentro, nessuno potrà farci del male.

mercoledì 18 maggio 2011

Piece of my heart, baby..


Take another piece of my heart, baby..

Malinconia fotografica: il tempo è una puttana

Le foto degli anni settanta sono tristi.
Sì proprio tutte, in merito a questo argomento tendo volutamente a generalizzare.

Quel colore giallino-rossastro mi ricorda, fotografia dopo fotografia che il tempo è finito, è volato, si è consumato sotto i passi di qualcuno. Un giorno anche le mie fotografie saranno giallino-rossastre e qualcuno guardandole penserà che il tempo è proprio una gran puttana, ma di quelle grasse e indolenti che non fingono neppure di provar passione per quello che fanno.

Queste foto son state scattate oggi, le ho un po' modificate, adesso anche loro sono suddite di sua maestà-puttana il tempo, le guardo e penso di essere già sottoterra, mi fanno compagnia solo i vermi che mangeranno il mio volto.




Lucky va in città

Premessa: sto disobbedendo ad una promessa. Mi era stato chiesto, anzi, intimato, di andare a letto presto, senza accendere il pc, ma non posso resistere alla tentazione di descrivere la mia giornata assieme alla mia piccola Lucky.


Eccola qui, lei è Lucky, circa due mesi e mezzo, 700g di peso. E' una piccola trovatella, all'inizio era molto spaventata, poi ha iniziato pian piano a fidarsi ed ora è la mia coccola preferita.
Oggi Lucky è uscita per la prima volta, l'abbiamo portata dal veterinario, è stata davvero molto brava, io temevo sarebbe stata spaventata dall'ambiente estraneo, invece a parte un brevissimo primo momento di panico - codina super arruffata - è stata davvero tranquilla. Sono molto fiera della mia piccola ^-^

 In questa foto, invece potete vedere la mia piccola Lisetta, anzi dovrei dire "il mio piccolo Lisetta" visto che è un maschio.
Lunga storia. I nostri gatti con i nomi sono sempre abbastanza sfigati..

martedì 17 maggio 2011

Cena di oggi, pensieri di ieri: le polpette al sugo

Questa sera, per cena, ho cucinato le polpette al sugo.
La cosa sembrerebbe abbastanza banale se non fosse che era la prima volta che cucinavo le polpette, e che quando ero piccola guardavo sempre mia nonna mentre le cucinava, le arrotondava una ad una e poi le gettava nel sugo bollente.
Esattamente non so cosa leghi la cucina alle sensazioni più malinconiche della mia vita, sta di fatto che molto spesso, quando metto piede in cucina, qualcosa vive di nuovo, arrivano ricordi e profumi, tornano cose passate. 


La nonna mescola tutti gli ingredienti in una zuppiera, è un impasto di carne macinata, pangrattato e uova, lei gli aggiunge vari aromi, tanto aglio, il prezzemolo, ne fa delle polpette e le poggia su un vassoio, arriva mio padre e ne mangia una cruda, la nonna dice qualcosa a voce alta ridendo, mescola il sugo, posa il mestolo su un piattino.


POLPETTE AL SUGO
_ Ingredienti
Per le polpette:
500g circa di macinato di manzo
100g di pangrattato
1 bicchiere circa di latte
50g di grana grattuggiato
50g di mortadella
2 uova
1 spicchio d'aglio
prezzemolo q.b.
sale q.b.
pepe q.b.
menta q.b.


Per il sugo:
1 cipolla bionda di medie dimensioni
800g di polpa di pomodoro
1 bicchiere d'acqua calda
2 dadi da brodo senza glutammato di sodio
olio extravergine di oliva
sale q.b.
basilico


Versate il pangrattato in una ciotola ampia e inumiditelo con il latte. Non versate il latte tutto in una volta ma a poco a poco, mascolate e versate e quando vedrete che il pangrattato è ben inumidito mettetelo da parte (deve essere "grumoso" non diventare una pappetta!).
Su un tagliere sminuzzate l'aglio, il prezzemolo, la menta e la mortadella. Dovete tritare il tutto piuttosto finemente.
Infine, dentro una grossa ciotola versate il macinato e tutti gli altri ingredienti delle polpette.
Prendete un vassoio, un piatto, oppure utilizzate il tagliere stesso, come ho fatto io, formate delle polpette con le mani (grosse poco più di una noce) e adagiatele sul vassoio, piatto o tagliere che sia.


Preparate il sugo: tritate finemente la cipolla, lasciatela appassire in poco olio dentro un tegame abbastanza capiente, appena sarà trasparente alzate al massimo il fuoco e sfumate con mezzo bicchiere d'acqua. Versate la polpa di pomodoro, allungatela con l'altro mezzo bicchiere d'acqua, portate a bollore ad aggiungete i due dadi da brodo (e fate attenzione che da qualche parte sulla confezione ci sia scritto "senza glutammato di sodio"! Se non volete utilizzare il dado potete sostituire il bicchiere d'acqua e i due dadi con un bicchiere di brodo fresco, però ricordatevi di aggiustare di sale). Spezzettate con le mani un bel po' di foglie di basilico e aggiungetele al sugo.


Detto questo, una volta portato il sugo a pieno bollore buttate dentro ad una ad una le polpette facendo attenzione a non farle aprire, anche quando mescolerete. Coprite il tegame col suo coperchio e abbassate a fiamma media.
A questo punto dovete solo aspettare che cuociano, non ci stanno molto, circa 15-20 minuti (poi ovviamente dipende anche da quanto le avete fatte grandi)
Una volta pronte prendete un cucchiaio da portata ed una pirofila, adagiate nella pirofila le polpette e alla fine versategli sopra il sugo rimasto nel tegame.


Buon appetito!













Evaporare




E' come se stessi evaporando.
Seduta qui, immobile, non capisco da che parte andare.
E l'unico istinto che ho è quello di restare qui, tutto mi passa accanto, io non riesco a seguire nessuno.
Tutti vanno avanti, potrei anch'io.
Potrei svegliarmi domani, e decidere di ricominciare a fare le cose. Ma domani, quando mi sveglierò, sarà tutto uguale ad oggi, resterò ferma, non mi muoverò di un passo.
Mi chiedo cosa fosse a muovermi, quando riuscivo ancora a camminare. Come sapevo che era la direzione giusta? Forse non lo sapevo, forse non lo era, ecco perchè sono finita in questo cul-de-sac.
Ho tante idee, tante ispirazioni, vorrei che almeno una mettesse radici.
Vorrei che crescesse, vorrei che mi riportasse ad un punto di partenza.
Attendo.

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