Aveva ventisette anni, e la sua vita era stata davvero intensa: stiamo parlando degli anni delle grandi rivoluzioni sociali e culturali, stiamo parlando di Woodstock, stiamo parlando degli ormai logori sesso, droga e rock'n'roll.
Io devo dirlo, questo tipo di esistenze mi ha sempre affascinato.
Vivere finchè se ne ha voglia, non curarsi di cosa farà chi resterà dopo.
Vivere come se il nostro corpo non potesse avere limiti.
Poi però mi rendo conto che probabilmente Janis Joplin, così come molti altri non hanno in realtà incarnato questo mio mito della vita da bohemien, ma hanno soltanto vissuto come potevano, finchè hanno potuto.
Pochi giorni fa è morta Amy Winehouse, più o meno stesse modalità, stessa età di Janis Joplin.
Ovviamente il confronto è stato immediato e da parte di tutti.
Ecco, io lo dirò sinceramente, a me sembra una cazzata.
Detesto quando i morti devono essere compianti per forza.
Detto questo, penso anche che tutti possano scegliere di rispondere come meglio credono ai calci in culo che ricevono dalla vita.
***
Il titolo di questo post è una frase tratta da Back to black di Amy Winehouse e significa qualcosa come la vita è come un corso d'acqua ed io sono un piccolo penny che rotola fra i suoi argini
Leonard Cohen,
Chelsea Hotel,
to Janis Joplin.
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Caro Anonimo, se vuoi insultarmi devi almeno metterci la faccia. Se non lo farai il tuo commento non verrà pubblicato perché allora non sarai una persona che vuole muovere una critica ma solo uno che vuole litigare. E io ho cose ben più serie da fare, nella vita, che litigare con uno che non ha neppure il coraggio delle proprie parole :)