martedì 28 marzo 2017

Perché non sono d'accordo con Michela Murgia su Storie della buonanotte per bambine ribelli

Recensione Storie della buonanotte per bambine ribelli
storie della buonanotte per bambine ribelli recensione

TEMPO DI LETTURA 3 MINUTI

Avevo pensato di impostare questo post, come al solito, come una versione scritta della recensione che faccio sul canale, perché so che le persone che leggono il blog non sono sempre le stesse che seguono il canale quindi mi sembra cosa buona e giusta fornire contenuti simili su piattaforme diverse per accontentare tutti.

Tuttavia, dopo aver messo online la mia video recensione su Storie della buonanotte per bambine ribelli di Elena Favilli e Francesca Cavallo, edito Mondadori (video recensione che potete trovare qui) vengo a conoscenza del fatto che Michela Murgia, autrice del celeberrimo Accabadora e da me molto apprezzata, ha stroncato questo bellissimo libro di fiabe atipiche durante la trasmissione Quante Storie condotta da Corrado Augias (potete vedere il suo intervento qui)

Storie della buonanotte per bambine ribelli è un bel progetto internazionale, nato grazie a un fortunatissimo crowdfunding. Le Storie raccontate sono le vite straordinarie di 100 donne che, in modi molto diversi e talvolta discutibili, hanno segnato la Storia non solo del ruolo della donna ma dell'umanità tutta


(2017)
Elena Favilli & Francesca Cavallo
ed. Mondadori
traduzione di L. Baldinucci
224 pag.
19,00 €
5/5 su Goodreads


Il titolo


La prima critica esposta da Michela Murgia è quella sul titolo ed è anche l'unico punto sul quale potrei essere d'accordo. In sintesi, ciò che dice Michela Murgia è: se questo progetto mira, fra le altre cose, a combattere il sessismo, annoverare come destinatari solo le bambine è un po' incoerente (quindi sessista).

Vero. A mio modo di vedere, tuttavia, quel per bambine ribelli non è altro che una bellissima dedica che in nessun modo esclude i bambini. Il messaggio scritto dentro Storie della buonanotte per bambine ribelli è certamente rivolto a tutti ma in particolar modo a quella categoria di piccoli umani - citando Arizona Robins - che nella loro vita dovranno affrontare molte più difficoltà legate al loro genere sessuale.

storie della buonanotte per bambine ribelli recensione


Il linguaggio


Chi legge da un po' le mie recensioni sa che presto moltissima attenzione alla componente linguistica di un testo ma, devo dire, in questo caso non ho rilevato nulla di allarmante. Non ho dimestichezza con i bambini, questo devo ammetterlo, però leggendo le storie contenute dentro il libro non ho rilevato un linguaggio particolarmente ostico. In più, a meno che un testo non sia completamente fuori registro (cosa che causerebbe frustrazione in un giovane lettore che lo troverebbe incomprensibile) a mio avviso un linguaggio più ricco in un libro per bambini non può che essere uno stimolo. A patto che i genitori o chi per loro siano disposti ad essere molto presenti durante la lettura.

I temi


All'interno di Storie della buonanotte per bambine ribelli troviamo storie di ogni tipo. Storie a lieto fine e non, storie buffe, storie che parlano di argomenti molto seri per un bambino come la politica o la depressione.
La caratteristica che ho apprezzato sin da subito è la stessa caratteristica che viene contestata da Michela Murgia: la semplificazione.
Michela Murgia rileva che questa estrema semplificazione implichi una banalizzazione dei temi.
Io, dal mio punto di vista, vedo invece una semplificazione molto intelligente, che rende accessibili ai bambini temi terrificanti persino per un adulto, come la violenza sessuale o i disturbi psichici.

Proprio perché mi incuriosiva capire il modo in cui le due autrici erano riuscite a parlare anche dei temi più difficili, non appena ho avuto fra le mani il libro sono andata a leggere due storie di due donne che mi stanno molto a cuore, due storie decisamente non a lieto fine: Artemisia Gentileschi e Virginia Woolf. Le loro storie sono certamente semplificate ai minimi termini ma non per questo credo che manchino dei pezzi. Della storia di Artemisia viene messa in evidenza la violenza, di quella di Virginia l'isolamento e l'incomprensione.

Un aspetto che non è stato contestato da Michela Murgia ma da almeno un paio di blog che seguo, è il fatto che il libro si rivolga a delle bambine che siano ribelli. La critica sorge dalla domanda: perché ribelli?
Comprendo i motivi che alimentano questo tipo di critica ma non li condivido perché in un mondo perfetto, è vero, essere indipendenti ed emancipate e padrone del proprio corpo e in tutto e per tutto artefici del proprio destino non è una cosa da ribelli, è una cosa normale. Purtroppo non viviamo ancora in quel mondo perfetto e una donna che riesce a liberarsi dalle etichette imposte dalla società è ancora (purtroppo) un'eroina.

Concludo dicendo che a mio modo di vedere Storie della buonanotte per bambine ribelli è un ottimo tentativo e un ottimo spunto. Tutto è perfettibile, è chiaro, ma credo che già così si sia fatto un ottimo lavoro.

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DISCLAIM:
All'interno del titolo del libro (quello che trovate sotto la copertina del libro) ho inserito un link che vi porta direttamente su Amazon. Poiché sono un'affiliata se deciderete di acquistare un libro attraverso uno dei miei link contribuirete al sostentamento di AmaranthineMess - bookblog. Vi ringrazio sin da ora se vorrete farlo :)

3 commenti:

  1. Ciao! Ho seguito abbastanza attentamente il polverone che è stato suscitato a seguito della stroncatura di Michela Murgia, e finalmente trovo un parere ponderato e argomentato che non si regga esclusivamente su idee del tipo: «Intanto è primo in classifica!!!». Quindi innanzitutto complimenti, perché non è da tutti.
    In secondo luogo, volevo dire anche la mia: devo ammettere che per quanto ammiri Michela Murgia, come scrittrice e come persona, anche io come te abbraccio solo parzialmente la sua critica. Quella del linguaggio e delle tematiche in particolare, per quanto condivisibili a livello teorico, credo siano facilmente perdonabili. Innanzitutto perché pur sempre di prodotto editoriale stiamo parlando, che deve essere collocato in una precisa fascia di vendita, appunto quella delle bambine. Non credo fosse auspicabile una scelta differente (soprattutto non da parte della Mondadori! Se vogliamo piangere solo da un occhio possiamo comunque trovare prodotti sicuramente più "coraggiosi" tra le moltissime e meravigliose case editrici indipendenti per l'infanzia).
    Una cosa però ha detto la Murgia sulla quale non mi sento di argomentare contrariamente: il criterio con cui sono state scelte alcune storie. La scelta di inserire Margaret Thatcher per quanto mi riguarda è imperdonabile. Perché soggiace ad un'idea di fondo per cui ogni cosa fatta da una donna, solo perché donna, è comunque buona. Certo: la Thatcher è entrata a far parte di un mondo politico dominato da uomini a calci e pugni, raggiungendo vette allora impensabili. Ma... Vogliamo anche considerare come poi i risultati di questo traguardo sono stati utilizzati? Nel peggior modo possibile, direi! A che pro presentare alle bambine un modello del genere? Guardando solo a una parte della sua storia?
    «Sapete bambine, c'era una volta una ragazza che studiò e si impegnò molto per raggiungere i suoi obbiettivi. Poi diventò Primo Ministro e tolse il latte gratuito agli asili di tutto il Regno Unito, ma voi non fateci caso a questo!». Certo, si spera che la bambine una volta cresciute si informeranno meglio e si creeranno un'idea del mondo che non necessariamente ha a che fare con questo libro. Ma come si dice, chi di speranza vive disperato muore. Agire a priori, evitando questi scivoloni non sarebbe meglio?

    Con questo spero che tu non pensi che io stia "attaccando" il libro, perché così non è (ma così è stato percepito dalla maggior parte delle persone con cui mi sono ritrovata a parlarne). Siamo esseri perfettibili, no? Dato il grande successo che sta avendo si spera che presto o tardi un nuovo volume con nuove storie venga pubblicato, magari senza errori del genere. Eppure, come ti dicevo, al solito come accade nel nostro Paese, si sono levate tifoserie, del tutto disinteressate ad ascoltare pareri critici (che non sono sinonimi di negativo! Perché la gente non lo capisce?!).

    Scusa per il "papello" :D

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  2. Non ho ancora letto il libro. Mi aveva interessato all'inizio, poi ho notato che iniziava ad esserci troppo clamore, poi qualche stroncatura. Nella tua recensione mi sembra di leggere una critica equilibrata, in fin dei conti è un libro per bambini, è normale che sia semplificato, soprattutto per alcune tematiche. Riguardo le tue osservazioni riguardo il linguaggio, la penso come te, qualche vocabolo un po' più ricco puó solo aiutare i bambini.
    Riguardo il titolo, credo che si sia voluto un po' cavalcare, a livello di marketing, le nuove onde femministe degli ultimi anni, puntare ad un certo mercato.
    Per concludere: mi sono decisa e comprerò il libro a mio figlio, un maschietto, perché la parità dei sessi inizia da piccoli, con l'istruzione, con l'educazione alla parità sia ai bambini che alle bambine :)

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  3. L'ho visto e aperto parecchie volte in libreria, da un lato mi attira e da un altro lato mi respinge; di fatto non L'ho ancora comprato. Una delle ragioni è probabilmente quella di non lasciare andare la mia razionalità: non ho molta simpatia per alcune "bambine ribelli" scelte per il libro. Ci penserò ancora un po' su.
    Ciao

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Caro Anonimo, se vuoi insultarmi devi almeno metterci la faccia. Se non lo farai il tuo commento non verrà pubblicato perché allora non sarai una persona che vuole muovere una critica ma solo uno che vuole litigare. E io ho cose ben più serie da fare, nella vita, che litigare con uno che non ha neppure il coraggio delle proprie parole :)

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