lunedì 15 agosto 2011

Il centro sociale

Centro sociale "Ex carcere" - Palermo
Quando avevo quindici anni subivo indiscutibilmente il fascino del centro sociale.
Pensare a tutta quella gente che viveva al buio, nella sporcizia, spalla a spalla, ad ascoltare canzoni di Bob Marley e a drogarsi pesantemente mi faceva impazzire. Ok, d'accordo, questa visione è assolutamente un luogo comune, ma avevo quindici anni e pensavo che il mondo girasse così.
A Palermo, ci sono diversi centri sociali.
Uno è quello che vedete in foto: il centro sociale "ex carcere". Si tratta di un vecchio carcere femminile che dei ragazzi hanno occupato. Francamente non ho notizie fresche sulle loro sorti: sapevo che li avevano fatti sgomberare, ma non idea di come siano combinati adesso.
Altro centro sociale è lo ZetaLab, che mi sembra un tantino più serio degli altri centri, se non altro perchè offre ospitalità ad extracomunitari che se non sbaglio hanno richiesto lo status di rifugiati.
E veniamo al centro sociale che sta sulla bocca di tutti: il centro sociale Anomalia.
Lo stabile che hanno occupato appartiene all'università, il rettore li vuol fare sgomberare o lì ha già cacciati, chi lo sa.

La questione, però non è questa.
O meglio. Il naturale presupposto dal quale deve partire una discussione come questa è che occupare un edificio pubblico è illegale. Poi possiamo passare ore ed ore a discutere sul fatto che i locali che si occupano sono abbandonati, non li utilizza nessuno, stanno cadendo a pezzi. Sta di fatto, che legalmente l'occupazione non è contemplata. Io forse sarò un po' rigida, ma credo che fin quando è possibile la legge va rispettata, e non per qualche romantica convinzione morale, ma soltanto perché la legge sta (dovrebbe stare) sopra tutti, la legge ci garantisce tutti nel momento in cui la rispettiamo. La legge è un contratto sociale, nel momento in cui l'accettiamo abbiamo il dovere di rispettarla, altrimenti lottiamo per farla cambiare.
Aggirarla, non mi pare una soluzione.
Tanto più che, piccola parentesi, i giovani occupanti rispondono al rettore Lagalla con parole simili "parla lui di legalità quando è stato assessore di Cuffaro". Resto perplessa davanti a questo tipo di risposta. Evidentemente chi l'ha esternata non ha capito molto.

Il problema di gran parte dei centri sociali è, a mio parere, la gente che li popola.
Mossi da principi molto spesso sacrosanti, si barricano dentro edifici fatiscenti e lì dentro si addormentano, a quanto pare.
Il centro sociale Anomalia ci riempie di comunicati in cui sciorina tutto il gran lavoro che i ragazzi hanno fatto a loro spese nell'ultimo anno, e tutto a favore della comunità universitaria. L'unica pecca è che la comunità universitaria non ne sa nulla, o almeno la gran parte.
L'unico motivo che potrebbe giustificare la nascita di un centro sociale è appunto far qualcosa per la comunità, qualcosa che non c'è, qualcosa che la cosa pubblica non offre, ma io ho l'impressione che il centro sociale "tipo" sia invece un luogo chiuso alla comunità, gestito e vissuto solo da una ristretta cerchia che finisce per utilizzarlo solo a proprio uso e consumo.
Se le cose stanno così allora siamo tornati al punto di partenza.

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