lunedì 7 settembre 2015

Libri: La bestia umana - Emile Zola


Ed. BUR
Prezzo € 13
5/ 5 su Goodreads

Émile Zola, chi mi segue da un po' lo sa, è uno dei grandi amori.
L'ho scoperto a 15 anni, grazie ad una di quelle tanto odiate liste di "Libri per l'estate" che gli insegnanti stilavano per noi studenti.
In quella lista, me lo ricordo bene, c'era L'Ammazzatoio. Primo amore del primo amore. Mio primo libro di Zola e mio preferito da allora.
Dopo L'Ammazzatoio nel corso degli anni è stata la volta di Nanà, Germinal, Il ventre di Parigi ed ora La bestia umana.

Un buon proposito per i mesi a venire è quello di recuperare tutti e 17 il libri del ciclo dei Rougon-Macquart. Chissà se ci riuscirò davvero. Per adesso vediamo un po' che ne penso di questo..






  • TRAMA
  • PERSONAGGI
  • STILE
  • ATMOSFERE
  • CONCLUSIONI

  • TRAMA 

    Il romanzo si apre con una descrizione "panoramica" della stazione e dei suoi treni. Viene descritto tutto minuziosamente per poi passare alla descrizione del primo personaggio che incontriamo, RoubauL'inquadratura aerea entra adesso all'interno della stanza in cui Roubaud aspetta la moglie Severine, uscita a fare compere. Severine arriva poco dopo e in un vorticoso precipitarsi di parole e azioni si giunge a ciò che possiamo identificare come l'inizio di tutta la vicenda narrata nel romanzo: Severine, figlia di un giardiniere a servizio del presidente Grandmorin, rimase orfana da piccola. Il presidente Grandmorin si prese cura di lei crescendola come una figlia ma all'età di 16 anni aveva poi abusato di lei. Quando Roubaud scopre di questa relazione decide che Grandmorin dovrà morire

    Il secondo capitolo introduce un altro dei personaggi principali: Jacques LantierJacques Lantier ha un giorno di licenza dal lavoro e decide così di andare a trovare zia Phasie, la donna che si è presa cura di lui da quando, da bambino, la madre lo ha abbandonato. Zia Phasie è sposata con Misard e vivono in una casa isolata, fra le campagne ma vicino alla ferrovia perché Misard si occupa di segnalare il passaggio dei treni. Quella sera Jacques fa una passeggiata lungo la ferrovia e nel momento in cui passa il treno vede dentro uno dei finestrini consumarsi un omicidioIl presidente Grandmorin verrà trovato morto sulla ferrovia qualche istante dopo e ciò darà il via ad un serie di eventi che coinvolgeranno Jacques e i coniugi Roubaud e che porteranno Jacques e Severine a diventare amanti.


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    Claude Monet, Il treno nella neve (1875)

    PERSONAGGI

    • Roubaud e Severine: Nel primo capitolo, prima che Roubaud scopra della storia fra Severine e il presidente Grandmorin, i due vengono descritti come una coppia felice. La rivelazione di Severine innesca una violenta crisi in Roubaud che, gelosissimo, decide che Grandmorin deve morire. Roubaud viene descritto come un uomo violento, testardo ma nel corso del romanzo sembra perdere del tutto questa indole: diventerà permissivo, dipendente dal gioco. E quando capisce che la moglie intrattiene una relazione con Jacques Lantier non se ne cura affatto. Severine è un personaggio che subisce: ha subito la violenza da parte di Grandmorin, subisce la violenza del marito e le sue decisioni. Ma nel momento in cui Severine inizierà la sua relazione con Jacques diventerà molto determinata e volitiva. 

    • Jacques Lantier: viene descritto da subito come un uomo che nasconde uno strano istinto. Davanti al collo nudo di una donna lo assale l'istinto di ucciderla. L'istinto di Jaques di uccidere le donne è spiegato con l'immancabile tema naturalista dell'ereditarietà: la volontà di uccidere non è direttamente correlata a Jacques e alla sua vita ma è eredità di generazioni e generazioni di uomini che prima di lui hanno covato l'odio e il rancore verso le donne. 
    E non poteva nasconderselo, aveva afferrato le forbici per piantargliele nella carne, dopo aver visto quel seno bianco e caldo. E non perchè lei gli avesse resistito, no! Ma per il piacere, perché ne aveva desiderio, un sì vivo desiderio che se non si fosse abbarbicato agli sterpi, sarebbe tornato di corsa laggiù per sgozzarla.
    • La locomotiva: è sempre descritta come una cosa viva. Soprattutto nel rapporto che Jacques ha con la sua Lison: è l'unica "donna" di cui riesce a prendersi cura.
    (Il treno) [...] era come un grande corpo, un essere gigantesco coricato sulla terra, il capo a Parigi, le vertebre lungo tutta la linea le membra slargate con ramificazioni, i piedi e le mani a Le Havre e nelle altre città di sosta. E andava, andava, meccanico, trionfale, verso l'avvenire con la regolarità dei suoi ingranaggi, ignorando volontariamente quel che, ai due lati, restava dell'uomo, nascosto e sempre trionfante, l'eterna passione e l'eterna colpa.
    [...] Ma Jacques, per affetto, lo aveva trasformato in un nome di donna, la Lison, come di solito diceva con carezzevole dolcezza. Ed era vero, lui l'amava la sua locomotiva, da quattro anni che la guidava. Ne aveva governate delle altre, alcune docili, certe riluttanti o coraggiose e altre poltrone; non ignorava affatto che ciascuna aveva un suo carattere, che molte non valevano un gran che, come di dice delle donne in carne e ossa; perciò se lui amava proprio quella era perchè le riconosceva rare qualità di brava moglie. Era dolce, obbediente, facile all'avviamento, di tenuta regolare e continua grazie alla sua buona vaporizzazione.
    • Zia Phasie, Misard, Flore: la loro vita è come un palcoscenico secondario in cui si consuma una vicenda accessoria, che vive vicina alla principale ma non ne fa del tutto parte. Nella desolazione della campagna va in scena il dramma di zia Phasie e il treno ci passa in mezzo, noncurante delle vite e dei fatti che gli scorrono ai lati. Zia Phasie è convinta che il marito, Misard, la stia lentamente avvelenando per prenderle i mille franchi di eredità che lei ha ricevuto e subito nascosto. Flore, la figlia, è descritta come una ragazza selvaggia e indipendente.
    Vergine e battagliera, era sdegnosa dei maschi e la gente finiva col convincersi che di sicuro aveva la testa bislacca.
    • Grandmorin e Cabuche: sono due personaggi oserei dire antitetici. Grandmorin è un uomo ricco e facoltoso che nasconde però un lato oscuro: così come ha abusato di Severine, lo ha fatto anche con un'altra ragazza, solo che lei è morta in seguito allo chock. Cabuche è un uomo povero, ignorante, affatto raffinato, è uno spaccapietre, un gigante senza grazia e senza intelligenza che però è un gigante buono e che viene accusato più volte dei crimini commessi da altri (anche della morte della ragazza uccisa da Grandmorin).
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    Edgar Degas, Le stiratrici (1884)

    STILE

    Lo stile è quello del Naturalismo francese.
    La descrizione realista e minuziosa di tutto ciò che circonda e riguarda i personaggi, la predilezione per particolari macabri e raccapriccianti.
    I personaggi sono condizionati dall'ereditarietà, dal loro ambiente, la descrizione della fisicità, dei volti, determina anche il profilo psicologico del personaggio.

    CONCLUSIONI

    Su Goodreads ho dato 5/5 a questo libro perché, come sempre mi accade con Zola, è stato davvero un piacere leggerlo.
    Il romanzo è, senza dubbio, scritto in modo eccellente. Il concatenarsi di storie che inizialmente sembrano non aver nulla a che fare le une con le altre è magistralmente seguito dall'autore in ogni minimo particolare.
    La storia fra Jacques e Severine, poi, è davvero bella. Le parole, i concetti di cui Zola si serve per descrivere il legame fra i due personaggi è moderno in maniera formidabile: quello che Zola costruisce fra Jacques e Severine è un rapporto fra pari, espoliato di tutte le convenzioni che potevano intrappolare il rapporto -seppur clandestino - fra un uomo e una donna nella seconda metà dell'Ottocento.
    Infine il tema della morte è trattato con una asetticità quasi inquietante: Zola riesce a parlarci di morti sgozzati senza scomporsi, ne scrive come di qualsiasi altra cosa che può succedere al mondo.

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    Caro Anonimo, se vuoi insultarmi devi almeno metterci la faccia. Se non lo farai il tuo commento non verrà pubblicato perché allora non sarai una persona che vuole muovere una critica ma solo uno che vuole litigare. E io ho cose ben più serie da fare, nella vita, che litigare con uno che non ha neppure il coraggio delle proprie parole :)

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