Cuore Sacro è un film di Ferzan Ozpetek del 2005.
Questo è uno dei miei film preferiti.
La storia gira attorno alla famiglia Ravelli, in particolare ad Irene (Barbora Bobulova), ricca imprenditrice che non guarda in faccia nessuno pur di mantenere ed aumentare i propri guadagni.
Un giorno Irene va a visitare un antico palazzetto appartenente alla sua famiglia da anni: si trova nel centro storico della sua città, e a breve verrà diviso in tanti piccoli mini- appartamenti. Quella, era la casa in cui viveva molti anni prima sua madre, Adriana, morta in circostanze misteriose.
Per i vicoli del centro storico Irene incontra un tipo di vita che non immaginava neppure: quei vicoli pullulano di povertà, di delinquenza, ma anche di tanta solidarietà. L'emblema di questa realtà è Benny (Camille Dugay Comencini) una ragazzina molto vivace che reagisce alla povertà che la circonda adattandosi come può, rubando di qua e di là.
L'incontro fra Benny e Irene darà il via ad una serie di cambiamenti nel comportamento dell'imprenditrice, tanto che, alla fine, il progetto dei mini-appartamenti verrà abbandonato per creare invece, all'interno del palazzetto, una mensa per i poveri.
La trama è molto suggestiva, certamente, ma il modo in cui Ozpetek gestisce il diramarsi della storia è magistrale.
In questo film si assiste allo scontro fra una società borghese, capitalista, che non si fa scrupoli a portare avanti gli affari a scapito di qualcun altro e la società dei poveri, di quelli dimenticati, degli ultimi, come li chiamerebbe qualcuno. Ma c'è di più: accanto ai senza tetto, agli accattoni, emerge la classe dei nuovi poveri, gente che magari ha anche un lavoro, ma non arriva alla fine del mese per cui, la domenica, va a mangiare alla mensa, come tutti gli altri poveri.
Straordinaria la scena-tributo a Michelangelo, in cui Irene raccoglie per strada il "pazzo" del rione, lo porta a casa, lo lava e lo asciuga. I due si trovano al centro della stanza, lei è in ginocchio e tiene il ragazzo disteso davanti a lei, proprio come ne La pietà.
Altrettanto toccante la scena nella metropolitana: la volontà di donare tutto per gli altri in Irene ormai rasenta la pazzia; si ritrova nella galleria della metropolitana, circondata da migliaia di persone ed inizia a spogliarsi e a porgere i suoi vestiti, i suoi gioielli, le sue scarpe alla gente che le passa accanto. Alla fine della scena è come se Irene si risvegliasse da un sogno: si ritrova nuda, davanti a tutti quegli occhi.
Il film potrebbe sembrare ingenuo, una "francescana" analisi della povertà e della solidarietà.
E' una scena in particolare a liberare il campo da un giudizio del genere: Padre Carras, colui che assieme a Benny guida Irene nel mondo dei poveri, le mostra quali sono le vere condizioni di poveri della città: abitano in cunicoli bui, sporchi, dormono per terra, in un terreno abbandonato sotto un ponte e, soprattutto, sono migliaia. Non sarà la solidarietà di Irene a risolvere i problemi di tutta quella gente, è necessario un cambiamento più grande, più generale, che riporti agli occhi dei potenti quali sono le vere urgenze della nostra società.
Riporto una scena che mi piace molto in cui Irene Ravelli parla dei bisogni indotti dall'ideale capitalista.
La scheda de film su Wikipedia QUI
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Caro Anonimo, se vuoi insultarmi devi almeno metterci la faccia. Se non lo farai il tuo commento non verrà pubblicato perché allora non sarai una persona che vuole muovere una critica ma solo uno che vuole litigare. E io ho cose ben più serie da fare, nella vita, che litigare con uno che non ha neppure il coraggio delle proprie parole :)