Sto studiando da un libro incomprensibile.
Proprio incomprensibile, non parlo dal punto di vista di una studentessa stanca, avvilita e stizzita, parlo dal punto di vista di una comune lettrice. E mi chiedo: che senso ha scrivere qualcosa che non possa essere compreso dagli altri?
Da studiosa e appassionata di lingue penso che il compito fondante delle nostre parole sia quello di comunicare, ma forse troppo spesso questo obiettivo viene messo da parte: alcuni pensano che il compito delle parole sia autocompiacerci.
Del resto, che motivo ci sarebbe di usare paroloni sconosciuti se non per dire al mondo "ehi, guarda quanto sono figo! senti che parolone conosco!".
E più grave del perdere di vista la vera funzione delle parole è per me dare in pasto degli studenti a questo tipo di "manipolazioni verbali": fortunatamente o sfortunatamente io ho molta fiducia nelle mie capacità e so per certo che il fatto di non riuscire a comprendere molti dei concetti espressi in questo libro non dipende da me, non è perchè sono stupida o ignorante, ma molta altra gente potrebbe cadere nel tranello, potrebbe arrendersi.
Sempre più mi convinco che chi esprime i propri concetti in un modo tale che il resto del mondo non possa comprenderli in realtà ha solo paura di mostrare al mondo che non ha nulla da dire.
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Caro Anonimo, se vuoi insultarmi devi almeno metterci la faccia. Se non lo farai il tuo commento non verrà pubblicato perché allora non sarai una persona che vuole muovere una critica ma solo uno che vuole litigare. E io ho cose ben più serie da fare, nella vita, che litigare con uno che non ha neppure il coraggio delle proprie parole :)