Questa immagine l'ho presa qui |
Buongiorno a tutti mie care e miei cari oggi nona, entusiasmante tappa della Maratona shakespeariana: mi cimento nel parlarvi de Il mercante di Venezia, ovviamente del carissimo William Shakespeare.
Anche questa volta ci troviamo di fronte una commedia, ma al contrario di Sogno di una notte di mezza estate (se volete trovate il mio commento qui) questa la definirei una commedia nera.
Il lieto fine la colloca certamente fra le commedie ma i temi trattati accomunano quest'opera ad altre più profonde ed esistenziali nate dalla penna del caro Will.
Ci troviamo a Venezia. Bassanio chiede un aiuto economico all'amico Antonio per poter corteggiare la bella Porzia. Non disponendo del denaro richiesto, Antonio chiede un prestito all'usuraio Shylock, sicuro di poter restituire il prestito una volta che alcune sue navi saranno rientrate a Venezia. Shylock acconsente al prestito ma ad una condizione: se il debito non verrà ripagato entro i termini previsti potrà tagliare dal corpo di Antonio una libbra di carne..
IL MERCANTE DI VENEZIA (1598)
William Shakespeare
William Shakespeare
ed. Feltrinelli
a cura di Agostino Lombardo
194 pag. (testo a fronte) - 8,50€
Sfatiamo un paio di miti intorno a Il mercante di Venezia..
Emh, ecco, devo dirvi una cosa.
Tecnicamente, il mercante di Venezia, non è affatto Shylock come molti credono ma è Antonio, primissimo personaggio ad entrare in scena.
Antonio, lo dice lui stesso, è un personaggio triste. E' un uomo buono e malinconico che non esita un attimo ad aiutare l'amico Bassanio, quando lui glielo chiede ma non è certamente l'anima della commedia.
Il personaggio più riuscito e coinvolgente è, anche in questo caso, un antagonista, un cattivo, uno che, di fatto, sarebbe anche un personaggio secondario.
Se non fosse che stiamo parlando di Shylock, l'usuraio ebreo più famoso di tutti i tempi.
La battuta in cui chiede se non abbia forse sangue come tutti un ebreo è stata spesso presa come baluardo nella difesa del popolo ebraico ed è qui che cade, a mio personalissimo avviso, un altro mito.
Spesso nell'analisi della letteratura i critici, gli studiosi e gli amatori si fanno un po' prendere la mano e guidati dall'entusiasmo interpretativo iniziano a fare connessioni che poco hanno a che vedere con le reali intenzioni dell'autore.
Ecco, noi possiamo benissimo fare nostre le parole di Shylock e utilizzarle per scagliarci contro la discriminazione razziale (di ogni tipo, magari...) ma dubito fortemente che fosse quella l'intenzione del caro Will (potrò sbagliarmi..).
Il ruolo di Shylock è diverso ma parallelo: Shylock rappresenta l'altro da sé.
Shylock è un diverso a cui la comunità riserva un trattamento negativo. Guidati dal pregiudizio, i veneziani cristiani maltrattano Shylock, lo pongono al di fuori della comunità stessa ma allo stesso tempo lo criticano, lo additano e pretendono che lui si comporti meglio.
Ancora una volta mi pare che il genio di William Shakespeare sia stato quello di individuare, sul finire del XVI secolo, tematiche che sono tutt'ora attualissime come il relativismo e la legittimità di una sorta di imperialismo culturale nel quale, ancora oggi, viviamo immersi.
Se tu, cristiano, ti comporti male con me perché chiedi a me, ebreo, di comportarmi bene con te?
Se l'Occidente si ponesse seriamente questa domanda e provasse a trovare delle soluzioni reali magari avremmo meno Charlie Hebdo e più integrazione...
Questa e altre foto potrete trovarle sul mio profilo Instagram
Emh, ecco, devo dirvi una cosa.
Tecnicamente, il mercante di Venezia, non è affatto Shylock come molti credono ma è Antonio, primissimo personaggio ad entrare in scena.
Antonio, lo dice lui stesso, è un personaggio triste. E' un uomo buono e malinconico che non esita un attimo ad aiutare l'amico Bassanio, quando lui glielo chiede ma non è certamente l'anima della commedia.
Il personaggio più riuscito e coinvolgente è, anche in questo caso, un antagonista, un cattivo, uno che, di fatto, sarebbe anche un personaggio secondario.
Se non fosse che stiamo parlando di Shylock, l'usuraio ebreo più famoso di tutti i tempi.
La battuta in cui chiede se non abbia forse sangue come tutti un ebreo è stata spesso presa come baluardo nella difesa del popolo ebraico ed è qui che cade, a mio personalissimo avviso, un altro mito.
Spesso nell'analisi della letteratura i critici, gli studiosi e gli amatori si fanno un po' prendere la mano e guidati dall'entusiasmo interpretativo iniziano a fare connessioni che poco hanno a che vedere con le reali intenzioni dell'autore.
Ecco, noi possiamo benissimo fare nostre le parole di Shylock e utilizzarle per scagliarci contro la discriminazione razziale (di ogni tipo, magari...) ma dubito fortemente che fosse quella l'intenzione del caro Will (potrò sbagliarmi..).
Ecco, noi possiamo benissimo fare nostre le parole di Shylock e utilizzarle per scagliarci contro la discriminazione razziale (di ogni tipo, magari...) ma dubito fortemente che fosse quella l'intenzione del caro Will (potrò sbagliarmi..).
Il ruolo di Shylock è diverso ma parallelo: Shylock rappresenta l'altro da sé.
Shylock è un diverso a cui la comunità riserva un trattamento negativo. Guidati dal pregiudizio, i veneziani cristiani maltrattano Shylock, lo pongono al di fuori della comunità stessa ma allo stesso tempo lo criticano, lo additano e pretendono che lui si comporti meglio.
Ancora una volta mi pare che il genio di William Shakespeare sia stato quello di individuare, sul finire del XVI secolo, tematiche che sono tutt'ora attualissime come il relativismo e la legittimità di una sorta di imperialismo culturale nel quale, ancora oggi, viviamo immersi.
Ancora una volta mi pare che il genio di William Shakespeare sia stato quello di individuare, sul finire del XVI secolo, tematiche che sono tutt'ora attualissime come il relativismo e la legittimità di una sorta di imperialismo culturale nel quale, ancora oggi, viviamo immersi.
Se tu, cristiano, ti comporti male con me perché chiedi a me, ebreo, di comportarmi bene con te?
Se l'Occidente si ponesse seriamente questa domanda e provasse a trovare delle soluzioni reali magari avremmo meno Charlie Hebdo e più integrazione...
Questa e altre foto potrete trovarle sul mio profilo Instagram |
Il teatro nel teatro, again (again)
Non a caso il Seicento è stato definito il secolo del teatro...
E il nostro caro Will se ne fa proprio un cruccio di questo teatro, tanto da inserirlo come riflessione all'interno di moltissime sue opere.
Anche ne Il mercante di Venezia avviene una rappresentazione teatrale, una finzione, anche qui, qualcuno si traveste.
Ancora l'antitesi dei luoghi e la comunità versus Shylock
Così come in Sogno di una notte di mezza estate avevamo visto esserci un'opposizione fra il luogo dell'irrazionale, il bosco, e quello dell'ordine, Atene anche ne Il mercante di Venezia troviamo un'opposizione di questo tipo: mentre Belmonte, la città in cui Porzia vive, è un luogo magico, affascinante, fiabesco, Venezia è una città borghese, pragmatica e oscura.
Tutto ciò che avviene a Belmonte richiama Le mille e una notte o la leggenda persiana della principessa Turandot.
Ciò che avviene a Venezia è invece strettamente legato al denaro, al ruolo che si riveste all'interno della società e alle bassezze dell'animo umano.
Ciò che avviene a Venezia è invece strettamente legato al denaro, al ruolo che si riveste all'interno della società e alle bassezze dell'animo umano.
Alla fine della commedia nessun ordine viene sovvertito, c'è un lieto fine e l'usuraio ebreo riceve una bella lezione.
L'umiliazione del diverso è perpetrata e la giustizia pare essere giusta solo per i buoni, i cristiani, e non per l'ebreo che non vede riconosciuto il proprio diritto di far valere un contratto regolare come quello stipulato con Antonio.
La meraviglia di Shakespeare sta proprio in questo: tutto è relativo.
La richiesta di Shylock è legittima, il contratto è regolare, non importa se richieda qualcosa di davvero inumano. E d'altra parte, come dice lo stesso Shylock, i cristiani hanno schiavi e dispongono dei loro corpi e della loro carne ma questo pare non far impressione a nessuno..
La richiesta di Shylock è legittima, il contratto è regolare, non importa se richieda qualcosa di davvero inumano. E d'altra parte, come dice lo stesso Shylock, i cristiani hanno schiavi e dispongono dei loro corpi e della loro carne ma questo pare non far impressione a nessuno..
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All'interno del titolo del libro (quello che trovate sotto la copertina del libro) ho inserito un link che vi porta direttamente su Amazon. Poiché sono un'affiliata se deciderete di acquistare un libro attraverso uno dei miei link contribuirete al sostentamento di AmaranthineMess - bookblog. Vi ringrazio sin da ora se vorrete farlo :)
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Ciao Elena, hai scritto un articolo davvero interessante!! *.*
RispondiEliminaNon ho letto l'opera di Shakespeare ma ho visto il film con Jeremy Irons e Al Pacino, che a quanto ne so è molto fedele al testo originale.
Che dire, la tua analisi è molto precisa e mi trova d'accordissimo, soprattutto per le considerazioni sulla pretesa supremazia culturale dell'occidente cristiano...