martedì 22 maggio 2012

23 maggio 1992 - 23 maggio 2012

I miei genitori, di là, guardano l'ennesimo sceneggiato sulle stragi di mafia.
Io non ci riesco più. Sono anni ormai che non guardo più questo genere di film perchè lo trovo doloroso. Ma non di quel dolore sopportabile, quello del lutto per persone distanti, quello che ti fa pensare "poverino" ma ti permette comunque di andare avanti. Questo è un dolore profondo, è una violenza, guardare e riguardare i fatti di venti anni fa e poi guardarsi intorno e vedere che è tutto uguale.
Oggi ho attraversato Palermo in autobus, ho guardato al rallentatore dentro i vicoli e le case. Con i Nirvana in cuffia mi è sembrato tutto ancora più decadente, come se Palermo fosse alla fine dei suoi giorni e avesse deciso di spararsi una fucilata in bocca.
Ho ripensato ai video che girano su internet in questi giorni, in cui alcuni palermitani affermano "io voto Orlando perchè mi dà il sussidio" oppure "io voto Ferrandelli perchè mi dà il lavoro" e mi ritrovo a pensare, ancora, che  quei due, morti vent'anni fa, per loro non rappresentano niente.
Li hanno dilaniati loro, con le loro bocche voraci, non c'entra il tritolo, è solo questione di avidità. Neppure la memoria resiste, niente attecchisce su questo suolo.
Dategli dei soldi, come elemosina, ed otterrete il loro rispetto. Dategli un lavoro, sfruttateli e loro abbasseranno per sempre la testa. Dategli i loro diritti, facendoglieli pagare a caro prezzo e loro per sempre onoreranno il vostro ricordo.
Ma dategli la vostra vita, dategli la libertà e loro vi dimenticheranno presto, non gli importa essere liberi, a loro interessa solo la roba..
Per cosa lottano quelli che lottano ancora?

Il 23 maggio 1992, moriva il giudice Giovanni Falcone.
Lo so, ne scrivo ogni anno e sempre con maggior pessimismo, e sempre con maggior rabbia. Adesso davvero penso che vent'anni fa avrebbero dovuto entrare nella casa di ogni mafioso e massacrarli, ferirli a morte, tutti, come loro hanno ferito Palermo. Rispondere alla strage con la strage. Qualcuno mi risponderà "e allora saremmo stati come loro". Essia. Perchè noi siamo inermi e loro in questi vent'anni hanno fatto di tutto, sono stati al governo, sono diventati grandi e importanti, hanno smesso di nascondersi dentro i casolari in campagna e sono usciti a testa alta per le vie dei paesi e delle città e molto spesso si sono sentiti chiamare "onorevole" o "signor sindaco".

Domani alle 17.58 presso l'albero Falcone, in via Notarbartolo a Palermo, verrà suonato, come ogni anno, il silenzio militare. Ci saranno i bambini delle scuole con i loro insegnanti, ci saranno tutti i radical-chic della città con le loro bici nuove di zecca. E poi non ci sarà nessun altro. E poi, non ci sarà nessun altro.

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