Ho sempre temuto la solitudine.
Forse perché per i primi quindici/sedici anni nella mia vita non ho avuto molte persone con le quali condividere le cose.
O forse perché sono figlia unica e la solitudine la vedo quasi come una condanna a priori, come la normale forma che assumerà la mia esistenza.
Temo la solitudine dunque e cerco sempre, come posso, di sfuggirle.
I problemi arrivano quando lei mi si presenta sotto forme nuove, forme che io non sono pronta a combattere.
Ci si può sentire soli anche in mezzo alla gente, ho scoperto. E credo sia la forma di solitudine più disperata.
Come si sopravvive all'intimo dolore di non appartenere davvero a niente?
Mi sento come senza radici e senza appigli, come fossi destinata a vagare in eterno cercando la compagnia di gente alla quale non sono disposta a mostrare nulla di me.
mercoledì 8 agosto 2012
Punti di fuga
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Caro Anonimo, se vuoi insultarmi devi almeno metterci la faccia. Se non lo farai il tuo commento non verrà pubblicato perché allora non sarai una persona che vuole muovere una critica ma solo uno che vuole litigare. E io ho cose ben più serie da fare, nella vita, che litigare con uno che non ha neppure il coraggio delle proprie parole :)