mercoledì 26 giugno 2013

Post riassuntivo Palermo Pride e infinita malinconia del Pride

Salve mi* car*,
come avrete notato il mio buon proposito di tenervi aggiornati giorno per giorno di quanto accadeva al Pride è miseramente fallito: ho vissuto dieci giorni frenetici, di mattina studiavo e di pomeriggio mi trasferivo al Pride Village dove assistevo a presentazioni di libri, proiezioni di documentari, film, concerti and so on. E arrivavo a casa quasi ogni giorno a notte fonda e mi fiondavo a letto.
Questo Pride è stato davvero spossante ma entusiasmante: mi è piaciuto tantissimo assistere a tutti quegli eventi, mi sono sentita molto più acculturata in questi dieci giorni che in otto anni di università.
Continuo a mostrarvi un po' delle millemila foto fatte in questi giorni:

Presentazione del libro "Evviva la neve!" di Delia Vaccarello ( a destra) @Spazio Palermo Lesbicissima

Brunori Sas

La cosa che ci ha più lasciati stupiti è stata la risposta di Palermo: credevamo che il Pride Village con le sue attività sarebbe stato apprezzato solo da persone LGBT e da pochi altri illuminati, invece ci siamo presto ritrovati circondati da famiglie che fermavano le Drag queen per strada per far la foto con i bambini.
Non so quanto del messaggio del Pride possa essere arrivato a tutti quelli che hanno partecipato (e dentro quel Village è passata davvero tanta gente) però già solo il fatto che un etero abbia deciso di andare a vedere per curiosità, perchè si fanno cose interessanti, perchè c'è buona musica, mettendo da parte il pensiero che il Pride è solo per i gay, mi pare che sia un grande passo avanti. Come scrivevo all'inizio di questa piccola avventura mettere una questione come quella LGBT alla portata di tutti contribuisce a sfatare i pregiudizi.
A fondamento di questo percorso culturale che ha guidato la gente dentro la cultuta LGBT a mio avviso c'è stata proprio la volontà di mostrare che essere gay non significa vestire di rosa o essere eccentrici o vestire come un maschio per quanto riguarda le ragazze: secondo me davanti  ad un documentario che mostra la testimonianza di una bellissima coppia gay che sta assieme da trent'anni e che si fa supporto di moltissime altre persone LGBT di Palermo, i pregiudizi che ho appena elencato scompaiono del tutto.
Io Massimone me lo ricorderò per sempre come quella persona che ha ripetuto per tutto il Pride che ognuno di noi deve star bene con se stesso, perchè siamo tutti favolose, checchè ne dica le gente, non per altro (se non per la sua bellissima bici addobbata con frutta e verdura ma questa è un'altra storia).

Spazio Malox

Marco @Spazio Malox

Poi il Malox è stato un po' il mio rifugio.
Mi è piaciuto molto girovagare per il Village fra mostre e proiezioni e poi andare a salutare i ragazzi, raccontare a Marco le cose belle che avevo appena visto, chiedergli un bicchiere col ghiaccio quando morivo di caldo o sedermi su una delle loro panche quando dovevo aspettare un po' fra un'attività ed un'altra.
Marco ieri mi ha detto "sono contento che tu sia stata con me al Pride" ed io sono stra-contenta di esser stata con lui al Pride: i ragazzi del Malox l'hanno vissuto un po' di riflesso perchè ovviamente hanno lavorato e non potevano gironzolare come facevo io però quando tornavo alla base e raccontavo a Marco le cose che avevo fatto, visto, scoperto, era davvero come se fosse stato con me tutto il giorno.
Poi buonissime le nostre cene: hamburger giganti cotti al sangue conditi con ogni genere di roba - il migliore assolutamente quello ideato da Marco peperoni e senape - a soli 3€!
Bello anche il caffè - lo sapete ormai, se mi seguite, io mi appassiono ai rituali: Marco andava a prendere il caffè per lui e i suoi colleghi e lo prendeva anche a me così io facevo una scappata allo spazio Malox, prendevo il caffè e poi tornavo a far le mie cose.

Spazio Malox

Spazio Malox

Convegno di Amnesty: I diritti umani delle persone LGBTI

Pan del Diavolo

I concerti mi sono piaciuti parecchio.
Quello che avrebbe dovuto essere il più figo, il più atteso - il più pagato, coff coff - è stato anche il più deludente: Daniele Silvestri.
Un altro piccolo rituale del Pride è stato quello di mettermi a scrivere qualcosa sulla giornata appena trascorsa vicino al Milk Stage: c'è una grande aiuola circolare delimitata da dei mattoni, io mi sedevo lì e scrivevo qualcosa. Una sera si è seduto un ragazzo accanto a me e mi ha chiesto se quello fosse un quadrerno magico. Io ho risposto che non lo era. Però forse.
Ecco cosa ho scritto il 18 in merito al concerto di Silvestri:

Silvestri è davvero antipatico.
Il concerto l'ho visto male, di lato, perchè sono arrivata un'ora dopo quanto avevo previsto e la folla delirante aveva già invaso il piazzale.
Niente di che, dal mio punto di vista, ho trovato molto più bello e intenso il concerto di Nada.
E poi a me la gente che se la tira sta sulle palle, chiunque sia, e comunque, caro il mio cantautorone, sei Daniele Silvestri non Freddie Mercury redivivo. Durante il pomeriggio prima del concerto ho incontrato più gente che non aveva la minima idea di chi fossi che gente arrivata qui per te.
Quindi calm down darling, e vai a lavorare.

Sì, sono stata un po' acidella, concordo ma ero davvero incazzata e delusa.
In compenso i concerti che più mi hanno entusiasmata sono stati quello dei Lizard - di cui vi ho parlato qui -> [link] - ovviamente per quello di Nada che è stata bravissima, intensa, meravigliosa - foto sempre qui -> [link] - e che ha cantato questa spledida canzone che non conoscevo e ora per fortuna conosco:



Anche il concerto di Dimartino e quello dei Pan del Diavolo sono stati molto belli e poi, quello finale, stupendo, Immanuel Casto.

La Parata del 22 giugno

La Parata del 22 giugno



La Santa

Corso Vittorio Emanuele era strapiena  - dicono che fossimo più di 165 mila...














Massimo e il suo compagno, una Famiglia Reale



Merendina time!

Sto sfogliando il mio quaderno per ricordarmi le tante cose viste e vissute.
Mi capita fra le mani la pagina in cui ho preso qualche appunto su due documentari visti "Prima di tutto" e "Alfredo's fire".
Scrivevo:

Quando il documentario inizia il titolo "Prima di tutto" sembra semplicemente un'indicazione temporale. Alla fine del documentario, invece, la frase conclusiva prima di tutto viene il suo sorriso fa capire che dietro la scelta di quel titolo c'è stato molto di più.

Il documentario in realtà sono le riprese che una coppia gay ha fatto durante tutto l'iter affrontato per avere un bambino - due in effetti, perchè hanno avuto due gemelli!
Il documentario mostra quelle che vengono chiamate mamma-pancia e mamma-uovo ossia le due donne che hanno fatto materialmente i bimbi e poi tutto il periodo successivo alla nascita, i due bimbi che crescono, che vanno all'asilo.
Alla fine del documentario, dopo aver visto le immagini di due uomini molto innamorati che si prendono cura di due bimbi per i quali stravedono, viene davvero da chiedersi cosa ci trovino di male. E a chi risponde che i bambini con due genitori omosessuali potrebbero avere delle ripercussioni psicologiche dico: perchè i figli di genitori etero non hanno ripercussioni psicologiche? Siamo onesti, su.

Il gioioso "Prima di tutto" è stato poi seguito da "Alfredo's fire" un documentario sulla storia di Alfredo Ormando, gay, originario di S. Cataldo qui in Sicilia, che esasperato dal malessere di essere diverso - non solo dal punto di vista sessuale ma anche culturale - un giorno prende un treno, arriva a Roma e si dà fuoco in piazza S. Pietro. Il suo compagno dice alla telecamera ha lasciato tutto come se doveva tornare e non è tornato.
Onestamente ho trovato il documentario un po' pilotato verso la visione è tutta colpa della Chiesa. Sì, la Chiesa ha sulla coscienza milioni di persone sin dai tempi più antichi, però, da quello che ho potuto intuire, il malessere di Alfredo era ben più profondo del sentirsi diviso fra il suo essere e la sua fede.


Immanuel Casto


Immanuel Casto

Vorrei, davvero, essere in grado di trarre delle conclusioni da tutto questo. Ci provo.

- Il mondo LGBT, scusate se è una generalizzazione, continua a piacermi molto di più del mondo etero. L'altra sera tornando a casa dicevo a Marco che io mi sono sentita molto più vicina alle meravigliose donne dello spazio Palermo Lesbicissima di quanto mi sia mai sentita rispetto alle ragazze "normali". Perchè loro si interessano di ciò che sono, si documentano, studiano, riflettono, fanno cose per cambiare le cose. Conosco poche donne etero altrettando consapevoli dei limiti imposti dalla società o altrettando determinate ad affermarsi come esseri umani.

- E' bello quando Palermo si mostra diversa.
Poi non so mai se crederci o se dire vabè è stato un momento. Però mi piace quando Palermo non è più la Palermo dei mafiosi e dei retrogradi e dei maschilisti. Marco l'altro giorno mi ha detto "mi è sembrato di essere in un'altra città". Esatto. Il Village era pieno di gente più o meno molesta - non dico fossero tutti svizzeri..- che voleva stare lì, alla quale piaceva il concetto di un piccolo villaggio entro il quale si potesse condividere la cultura, la musica o anche solo un bicchiere di vino. Non sapete a quanta gente ho sentito dire, durante gli ultimi giorni, ci mancherà il Village.

- Piccola appendice alla conclusione precedente: il Comune di Palermo dovrebbe approfittare di questo entusiasmo e invece di chiudere di nuovo a chiave i Cantieri Culturali della Zisa; dovrebbe aprirli alla città, organizzare festival e cose che interessano alla gente. Impazza tanto la polemica Vucciria che è una enclave di anarchia, bene, sfido il Comune a farsi una piccola Vucciria legale, un posto dove si possa bere, ballare, incontrare gente. Ha tutti i mezzi, ci vuole solo la volontà.

- Amare qualcuno è una cosa complessa.
Non basta sentirlo, affatto. Amare qualcuno significa prima di tutto impegnarsi. Non puoi dire a qualcuno ti amo e poi negargli il tuo appoggio. Amarsi è come un'alleanza. Non si ama nè per gioco nè per divertimento - il gioco e il divertimento ci sono, certo, ma vengono dopo.
Tutto questo ho iniziato a pensarlo da quando ho visto il documentario in cui comparivano Massimo e il suo compagno - Gino, se non vado errata. Massimo è arrivato a Palermo da Roma, parecchi anni fa. Adesso sta con il suo compagno da trent'anni, hanno un'attività commerciale e sono un punto di riferimento per tutta la comunità LGBT palermitana. Nel documentario Massimo racconta di tante persone che vanno da loro anche solo per conforto. Quanto dev'essere solida e unita una coppia che riesce ad affrontare i propri problemi e riesce anche ad essere d'aiuto ad altre coppie, ad altri amori?
Io aspiro a questo. Devo dire che mi sono scelta l'uomo giusto per poter costruire qualcosa del genere. Io voglio essere da qualche parte nel mondo, fra trent'anni, con Marco e dire a tutte le persone che me lo chiedono che amarsi è impegnativo e spaventoso, che a volte può sembrare uno sforzo immane ma che ne vale certamente la pena. E voglio anch'io, come loro, poter dire che va bene così, che siamo tutti diversi, che non ce n'è uno uguale ad un altro e che la normalità è una categoria vuota perchè nessuno di noi ci rientra.
Ad oggi credo che Massimo e il suo compagno siano la coppia più bella che io abbia conosciuto.


Malox crew :)

Regalo del mio uomo bello che mi fa le sorprese ^-^

Le conclusioni minchione, accomapagnate da alcune frasi salienti del Pride invece le scrivo qui:

- La sangria è la vita.
- Il caffè, quando me lo offre Marco è sempre più buono
- Un giorno comprerò una mazza chiodata per picchiare tutti i palermitani che mi capitano a tiro
- Ah sì, un aneddoto, bellissimo: due ragazzi con un bicchiere di Jack Daniel's in mano si avvicinano al banco e chiedono se si può aggiungere un cubetto di ghiaccio perchè è un po' troppo forte. Rido.
- Ma sì battiamo calcio d'angolo da dove ci pare (cit. Alberto)
- Sei innamorato a singhiozzo (cit. un ragazzo seduto con un suo amico nella panca vicino alla mia)
- Siete una bellissima coppia gay (cit. Mario, lo diceva a me e Marco che andavamo in giro per il Village mano manuzza)
- E gliel'ho buttato! (frase tormentone by Maccio Capatonda - trailer Italiano Medio)

Maglietta Sex on Pride

Speriamo tutti che non finisca qui.
A presto!

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