venerdì 23 maggio 2014

Falcone è saltato in aria, su una montagna di ignavia


Come ogni anno ormai da diversi anni, ci tengo a spendere due parole sulle stragi di mafia.

Oggi è il 23 maggio, ventidue anni fa il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo,  Rocco Dicillo, Vito Schifani e Antonio Mortinaro, agenti della scorta, saltavano in aria su chili di esplosivo.

Gli articoli, i documenti che potrete trovare in rete di sicuro riportano la nota folkloristica "i detenuti dell'Ucciardone - prigione palermitana - festeggiavano".

Il problema è che non festeggiavano solo i detenuti delle carceri, festeggiavano anche i palermitani. Eravamo in pochi a piangere, a indignarci, i video dell'epoca vi mostrano un popolo in tumulto, unito contro la mafia e contro i politici che hanno lasciato da soli i magistrati nella lotta contro la mafia ma è tutta scena. E' solo scena.
Magari saranno anche scesi in piazza, il giorno dopo.
Magari si saranno anche uniti alla scia.
Magari avranno anche pensato, vedendo la vedova Schifani in lacrime, dentro la cattedrale, e se invece fosse toccato a me?

Metto tutto in conto, ciò non toglie che quelle stesse persone due anni dopo andavano in massa alle urne a votare un tizio che è rimasto al potere per vent'anni perché lì ce l'ha messo la mafia.

E' il prezzo che abbiamo pagato affinché le stragi finissero.
E' l'accordo. L'accordo c'è, c'è stato, è chiaro.

Eppure non mi indigno più.
Dopo tanti anni passati a rimuginare sulle stesse cose, a guardarle e riguardarle da tutti i punti di vista possibili, ad analizzarle, a cercare di capirle, ormai non ho più rabbia. Sono solo stanca.
Io non  voglio starci insieme a questi.
Siamo nati nella stessa città ma per me sono alieni.
Non credono in niente, non hanno a cuore niente.
Si riempiono la bocca di frasi inutili, vuote, si fanno grandi di una conoscenza barcollante che poggia unicamente su nozioni inesatte e contraddittorie apprese su internet.
Sono i nuovi intellettuali, loro non si fanno infinocchiare dalle ideologie, loro non credono nei politici perché i politici sono tutti ladri e la loro filosofia  è che solo chi non crede a nulla è intelligente.
Secoli di critica intelligente si riducono alle negazione di tutto. Solo chi dice no a tutto è cazzuto.

Chi crede ancora in qualcosa, come un'idea politica, ad esempio, è un ingenuo, un mollaccione, uno che poverino, sì, magari in buona fede, si fa confondere, si fa fuorviare.

E la memoria, a chi serve la memoria? A nessuno.
Ce la scambiamo fra di noi ma non la sappiamo comunicare, non la sappiamo insegnare. Gli ignavi sono ancora tutti là fuori, si aggirano per le strade con i loro occhi spenti, non vedono nulla, non aspirano a nulla.

Faccio una cosa stupida, ogni anno.
Durante il minuto di silenzio per commemorare Falcone io piango. E' davvero ridicolo, mi sento ridicola, vorrei evitarlo, mi trattengo, cerco di dissimulare, eppure piango.
E poi, invece, volgo lo sguardo solo a qualche metro da me e mi rendo conto che c'è gente per la quale le stragi del '92 non sono nulla di doloroso. Non sono nulla e basta. Forse neppure lo sanno cosa sono il 23 maggio e il 19 luglio.
Com'è possibile?

C'è un libro-intervista a Falcone, si intitola Cose di Cosa Nostra, in cui lui parla del legame che c'è fra la mafia e la cultura di questo posto.
C'è su Youtube un'intervista di Corrado Augias in cui lui definisce il libro "scandaloso" per l'idea che ne scaturisce: capisco che chi non è cresciuto qua non può capire. Chi non è di qua vede le cose come bianche o nere. La mafia è male, la legge è bene.

Chi invece è nato e cresciuto qua, ha avuto a che fare con tutta questa gente sa, capisce, che la mafia è solo in ultima istanza Totò Riina o Provenzano. La mafia è solo in ultima istanza un assassino che fa saltare in aria un giudice col tritolo.
La mafia, innanzitutto, siamo noi.
Siamo noi che l'assecondiamo, noi che la nutriamo.
La mafia è il furbo che salta la fila, è quello che parla più forte degli altri, è il non avere rispetto, è il non avere memoria, è il non avere radici, è il non avere amor proprio.
Ci sono anche i pluriassassini, è vero, ma quelli sono solo la punta dell'iceberg.

Quindi, ecco, tutto quello che mi sento di dire, oggi, in sintesi non è nulla di nuovo, avete già letto molte volte qualcosa del genere su queste pagine: questo popolo non ha speranza, questo popolo non vuole essere salvato. 
Lasciamoli in pace coi loro mafiosi che gli danno il lavoro e da magiare e da bere a da vivere, lasciamoli abbracciati alle loro tv e agli smartphone e ai tablet che comprano ma non possono pagare, lasciamoli a sguazzare nella cultura dell'apparire, dell'avere le cose, lasciamoli affogare nella melma del consumismo che li prosciuga e li ingrassa, loro che strisciano sul linoleum dei centri commerciali infestati ogni sabato pomeriggio, loro coi loro vestiti di cattivo gusto pagati centinaia di euro, loro con quelle orribili scarpe a punta, con gli occhiali a specchio, con le unghie con i cuoricini attaccati su, loro che non leggono perché è noioso, che guardano solo film che fanno ridere, lasciamoli affogare, sprofondare, morire qui in mezzo, non lasciamoci intenerire dalla solidarietà perché questa gente non merita nulla, non merita amicizia, né rispetto.

Falcone è saltato in aria su una montagna di ignavia ma ciò che è peggio è che non se lo ricorda nessuno.

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