Buongiorno a tutti, oggi nuova recensione, questa volta vi parlo di Rosso Istanbul di Ferzan Ozpetek. Tanto mi piace quest'uomo come regista tanto poco mi è piaciuto come scrittore. Avevo caricato questo libro di moltissime aspettative e invece mi ha molto delusa, vediamo perchè..
ROSSO ISTANBUL (2013)
Ed. Mondadori
Prezzo € 9
3/5 su Goodreads
Se il personaggio di Ozpetek è molto credibile (soprattutto perché è quasi certamente autobiografico) ed è costruito seguendo degli equilibri verosimili, quello di Anna è, a mio avviso, del tutto inverosimile.
Una donna, all'apice della carriera, benestante, fa un viaggio dall'altra parte del mondo e lì decide di lasciare il marito e unirsi a una manica di bohémien e iniziare a manifestare con loro per evitare che la vecchia Istanbul venga demolita. Eh? Really?
E' vero che la totalità dei film di Ozpetek si basa su questo medesimo schema: equilibrio che nasconde sofferenza - rottura dell'equilibro - fine della sofferenza. D'accordo. Ma nei film è sviluppato in un modo molto più coerente e morbido, quasi mai ci sono strappi netti. Qui ci sono e pure belli grossi: nel giro di venti pagine lasci Lady D e ti ritrovi con una simpaticissima figlia dei fiori che vive in una comune e spende i suoi giorni a cantare cori anti-capitalisti. Na, non ci crede nessuno.
Ho sperato di trovarmi davanti un "film cartaceo" e invece ho trovato solo una brutta copia di un film.
La parte che più mi ha deluso è stata certamente quella di Anna: le tre stelline sono tutte per la parte autobiografica che è certamente migliore sia da un punto di vista qualitativo che "umano".
TRAMA
Il romanzo è in realtà l'intrecciarsi di due trame differenti che si toccano solo per brevissimi istanti.
La prima riguarda proprio Ferzan Ozpetek che prende un volo per Istanbul per andare a trovare sua madre. Sullo stesso volo viaggia anche Anna con suo marito e una coppia di amici.
Arrivati ad Istanbul Ozpetek si immerge in un flusso di ricordi attraverso i quali ci parla della sua Istanbul, quella del passato, e della sua vita. Anna, invece, in seguito ad un incidente, decide di stravolgere la sua vita: abbandona il marito e si unisce ad un gruppo di ragazzi che lottano affinché il volto tradizionale della città non venga cancellato per sempre dalla globalizzazione incipiente.
Il fil rouge che lega queste due storie è senza dubbio Istanbul: il suo volto antico raccontato (da Ozpetek) e difeso (dai ragazzi e da Anna).
La prima riguarda proprio Ferzan Ozpetek che prende un volo per Istanbul per andare a trovare sua madre. Sullo stesso volo viaggia anche Anna con suo marito e una coppia di amici.
Arrivati ad Istanbul Ozpetek si immerge in un flusso di ricordi attraverso i quali ci parla della sua Istanbul, quella del passato, e della sua vita. Anna, invece, in seguito ad un incidente, decide di stravolgere la sua vita: abbandona il marito e si unisce ad un gruppo di ragazzi che lottano affinché il volto tradizionale della città non venga cancellato per sempre dalla globalizzazione incipiente.
Il fil rouge che lega queste due storie è senza dubbio Istanbul: il suo volto antico raccontato (da Ozpetek) e difeso (dai ragazzi e da Anna).
I PERSONAGGI
I personaggi principali sono appunto Ozpetek e Anna.Se il personaggio di Ozpetek è molto credibile (soprattutto perché è quasi certamente autobiografico) ed è costruito seguendo degli equilibri verosimili, quello di Anna è, a mio avviso, del tutto inverosimile.
Una donna, all'apice della carriera, benestante, fa un viaggio dall'altra parte del mondo e lì decide di lasciare il marito e unirsi a una manica di bohémien e iniziare a manifestare con loro per evitare che la vecchia Istanbul venga demolita. Eh? Really?
E' vero che la totalità dei film di Ozpetek si basa su questo medesimo schema: equilibrio che nasconde sofferenza - rottura dell'equilibro - fine della sofferenza. D'accordo. Ma nei film è sviluppato in un modo molto più coerente e morbido, quasi mai ci sono strappi netti. Qui ci sono e pure belli grossi: nel giro di venti pagine lasci Lady D e ti ritrovi con una simpaticissima figlia dei fiori che vive in una comune e spende i suoi giorni a cantare cori anti-capitalisti. Na, non ci crede nessuno.
LO STILE
Lo stile di scrittura è estremamente semplice e piacevole anche se talvolta, soprattutto durante i flashback la narrazione diventa un po' confusa e può diventar difficile cogliere pienamente lo svilupparsi degli eventi . Ci sono ad esempio, dei brani in cui Ozpetek parla del padre in cui ciò che ci viene raccontato non è chiarissimo.CONCLUSIONI
Mi dispiace davvero che questo libro non mi sia piaciuto.Ho sperato di trovarmi davanti un "film cartaceo" e invece ho trovato solo una brutta copia di un film.
La parte che più mi ha deluso è stata certamente quella di Anna: le tre stelline sono tutte per la parte autobiografica che è certamente migliore sia da un punto di vista qualitativo che "umano".
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Caro Anonimo, se vuoi insultarmi devi almeno metterci la faccia. Se non lo farai il tuo commento non verrà pubblicato perché allora non sarai una persona che vuole muovere una critica ma solo uno che vuole litigare. E io ho cose ben più serie da fare, nella vita, che litigare con uno che non ha neppure il coraggio delle proprie parole :)