domenica 15 novembre 2015

Recensione: C'era una volta l'amore ma ho dovuto ammazzarlo - E. Medina Reyes



Questo è uno di quei libri che creano aspettative.
Almeno in persone come me che sono cresciute con un certo ideale di una bella storia da leggere.
Questo libro ha catturato la mia attenzione promettendomi atmosfere punk, sregolatezza, tormento: un misto fra Santacroce, Welsh e Palahniuk.
Qualcosa però dev'essere andato storto...

Ed. Feltrinelli
Prezzo € 7,50
2/5 su Goodreads

TRAMA

L'opera, se così possiamo a vogliamo chiamarla, parla di Rep (e già trovo discutibile la scelta del nome) che di fatto si strugge per nulla.
Non è l'eroina, non è la violenza, non è un'infanzia mostruosa. E' solo una tizia che l'ha lasciato.
Rep vorrebbe farci credere che il suo malessere è pari a quello di Kurt Cobain sull'orlo del suicidio e che la sua storia d'amore era tormentata al pari di quella fra Cid e Nancy ma non ci crede nessuno.
Il romanzo in realtà non ha una trama vera e propria: si legge degli sproloqui mentali di Rep che descrive stati d'animo del tutto fuori misura rispetto a quelli che sono realmente i "tormenti" della sua vita.
La droga? Naa. Qui si sbronzano un paio di volte. Eppure parlano di se stessi come i fratelli cattivi di Mark Renton.
Non che per scrivere un romanzo valido e incisivo serva necessariamente descrivere minuziosamente gente che si fa roba in vena, non voglio dire questo. Solo, questo libro, ci lascia intendere, in ogni suo dettaglio, che vorrebbe essere un libro cattivo, lascivo, sconvolgente però poi, di fatto, non arriva mai ad esserlo.

C'era una volta l'amore ma ho dovuto ammazzarlo efraim medina reyes recensione bogotà
Bogotà. Questa foto l'ho presa qui.

I PERSONAGGI

I personaggi sono vagamente accennati, malamente delineati tanto che alla fine, quando finisci il libro, la sensazione che hai è di non aver letto di nessun altro all'infuori di Rep.

Rep, d'altronde, è un personaggio trabordante è ben più di un protagonista, è l'opera stessa. Lì dentro non c'è altro, solo Rep e i suoi logorroici pensieri.

Ciò che mi dà sui nervi di questo personaggio è l'autocommiserazione fine a se stessa: parla di sé come se la sua vita fosse una merda e ne avesse viste di tutti i colori ma in realtà, da ciò che si evince dalle storie che racconta, non è affatto così.
La ragazza ti ha lasciato? E vabè, pace, ci siamo passati tutti, sopravviverai anche tu figliolo, non parlare di te come se fossi stato stuprato in culla da quattro vichinghi strafatti di LSD!

LO STILE

Lo stile è abbastanza scorrevole - tanto scorrevole che, nonostante il mio fastidio crescesse di pagina in pagina, ho finito il libro in un pomeriggio.

CONCLUSIONI

L'unica cosa degna di nota di questo libro - nonché l'unico motivo per cui ho deciso di attribuire due stelline invece che una soltanto - è il capitolo che "spiega" in qualche modo il titolo: ovviamente non posso ricopiarvelo perché sarebbe un testo abbastanza lungo da usare come citazione ma sappiate che sono due pagine davvero ben scritte e che riscattano - per quello che possono, poracce - un libro del tutto inconcludente.

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1 commento:

  1. semmai dovessi incrociarlo sulla mia strada mi ricorderò di voltarmi dall'altra parte :D

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Caro Anonimo, se vuoi insultarmi devi almeno metterci la faccia. Se non lo farai il tuo commento non verrà pubblicato perché allora non sarai una persona che vuole muovere una critica ma solo uno che vuole litigare. E io ho cose ben più serie da fare, nella vita, che litigare con uno che non ha neppure il coraggio delle proprie parole :)

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