Buongiorno a tutti,
oggi vi parlo di un bellissimo libro scoperto grazie ad un articolo di Gramellini: sto parlando di Benito Cereno di Herman Melville.
Si tratta di un racconto che, per certi versi, potrebbe essere considerato un distillato di Moby Dick: infatti tutto il pathos, la rarefazione, il simbolismo che ho conosciuto in Moby Dick l'ho ritrovato anche in Benito Cereno.
Il capitano Delano, a bordo della sua nave attraccata, avvista una nave in avvicinamento. E' la nave - poi scoprirà - del capitano Benito Cereno e sembra in difficoltà, così Delano decide di andargli incontro con delle scialuppe. Non appena arriva vicino alla nave vede però qualcosa di strano: la nave è paragonata ad un antico monastero, c'è silenzio, ci sono figure evanescenti che si vedono e non si vedono. Qual è il segreto della nave di Benito Cereno?
BENITO CERENO
(1855)
Herman Melville
Herman Melville
ed. BUR
a cura di Bruno Tasso
120 pag. (testo a fronte)
8,90 € - 0,99€ ebook
8,90 € - 0,99€ ebook
Simbolismo cromatico
La primissima descrizione della nave del capitano Benito Cereno è tutta grigia.
Il capitano Delano arriva in prossimità della nave e la descrive come un antico monastero, monumentale, ieratico, immobile. Delano intravede delle figure muoversi al suo interno: come vecchi monaci silenziosi intenti a mandare avanti il monastero, così chi viaggia su quella nave si muove silenziosamente, tutta la nave sembra avvolta in una sorta di non-tempo.
Il grigio e l'immobilità iniziale vogliono forse darci delle informazioni sulla nave che saranno più chiare procedendo con la lettura: la nave è quella del capitano Benito Cereno, un europeo.
Nel simbolismo insito nella scrittura di Melville la vecchia nave-monastero potrebbe rappresentare un'Europa vetusta e stantia, in opposizione a due altri continenti: l'America e l'Africa.
Il primo impatto con la nave rimanda un vago senso di inquietudine e paura: la nave sembra quasi un girone infernale in cui ci sono queste figure misteriose e prive di voce che stanno scontando la propria pena.
La primissima descrizione della nave del capitano Benito Cereno è tutta grigia.
Il capitano Delano arriva in prossimità della nave e la descrive come un antico monastero, monumentale, ieratico, immobile. Delano intravede delle figure muoversi al suo interno: come vecchi monaci silenziosi intenti a mandare avanti il monastero, così chi viaggia su quella nave si muove silenziosamente, tutta la nave sembra avvolta in una sorta di non-tempo.
Il grigio e l'immobilità iniziale vogliono forse darci delle informazioni sulla nave che saranno più chiare procedendo con la lettura: la nave è quella del capitano Benito Cereno, un europeo.
Nel simbolismo insito nella scrittura di Melville la vecchia nave-monastero potrebbe rappresentare un'Europa vetusta e stantia, in opposizione a due altri continenti: l'America e l'Africa.
Il primo impatto con la nave rimanda un vago senso di inquietudine e paura: la nave sembra quasi un girone infernale in cui ci sono queste figure misteriose e prive di voce che stanno scontando la propria pena.
Il capitano Delano arriva in prossimità della nave e la descrive come un antico monastero, monumentale, ieratico, immobile. Delano intravede delle figure muoversi al suo interno: come vecchi monaci silenziosi intenti a mandare avanti il monastero, così chi viaggia su quella nave si muove silenziosamente, tutta la nave sembra avvolta in una sorta di non-tempo.
Nel simbolismo insito nella scrittura di Melville la vecchia nave-monastero potrebbe rappresentare un'Europa vetusta e stantia, in opposizione a due altri continenti: l'America e l'Africa.
Il primo impatto con la nave rimanda un vago senso di inquietudine e paura: la nave sembra quasi un girone infernale in cui ci sono queste figure misteriose e prive di voce che stanno scontando la propria pena.
La demolizione di due stereotipi: il buon selvaggio e la bestia nera
Una volta salito sulla nave, il capitano Delano troverà davanti ai suoi occhi il capitano Benito Cereno col suo fedele servitore Babo, circondati da tantissimi schiavi, i più dei quali divisi in due gruppi: quelli che sfilacciano la stoppa e quelli che puliscono le asce.
Anche questa volta entra il gioco il forte simbolismo di Melville: gli schiavi che sfilacciano la stoppa sono pacifici, saggi, quelli che puliscono le asce iracondi.
I movimenti dei due gruppi diventano quasi il sottofondo musicale della scena: i movimenti ripetitivi, i suoni ritmati e regolari creano un ritmo martellante e freddo, metallico che contribuisce a conferire ulteriore freddezza e rarefazione alla scena.
Il pubblico di Melville - ricordiamoci che ci troviamo a metà dell'Ottocento - era abituato a leggere dei neri unicamente in due termini: il nero era buono ed estremamente ingenuo oppure era cattivo e indomabile.
Nessuna mezza misura, solo stereotipi.
In Benito Cereno Melville scardina questa alternativa buono e stupido/cattivo e selvaggio suggerendo che, in quanto persone, possono esistere diversi tipi caratteriali anche fra i neri.
Non solo: con la figura di Babo, che è quasi uno Iago traslato su altre scene, Melville costruisce un personaggio nero che è però capacissimo di pensare, ordire piani, forse anche un po' machiavellico.
Bianchi e neri vengono presentati da Melville come pedine intercambiabili all'interno di un gioco perfido: tutto questo è rivoluzionario innanzi tutto perché suggerisce l'idea che non c'è nessun motivo "scientifico" per cui il bianco sia padrone e il nero schiavo. E se i ruoli fossero qui invertiti? Se il bianco fosse la vittima e il nero il carnefice?
Anche il discorso sui ruoli sociali è interessante e rivoluzionario: sulla nave di Benito Cereno si incontrano re che adesso sono schiavi, schiavi che in realtà sono capi di rivolta, capitani prigionieri del proprio equipaggio.
Anche questa volta entra il gioco il forte simbolismo di Melville: gli schiavi che sfilacciano la stoppa sono pacifici, saggi, quelli che puliscono le asce iracondi.
I movimenti dei due gruppi diventano quasi il sottofondo musicale della scena: i movimenti ripetitivi, i suoni ritmati e regolari creano un ritmo martellante e freddo, metallico che contribuisce a conferire ulteriore freddezza e rarefazione alla scena.
Il pubblico di Melville - ricordiamoci che ci troviamo a metà dell'Ottocento - era abituato a leggere dei neri unicamente in due termini: il nero era buono ed estremamente ingenuo oppure era cattivo e indomabile.
Nessuna mezza misura, solo stereotipi.
In Benito Cereno Melville scardina questa alternativa buono e stupido/cattivo e selvaggio suggerendo che, in quanto persone, possono esistere diversi tipi caratteriali anche fra i neri.
Non solo: con la figura di Babo, che è quasi uno Iago traslato su altre scene, Melville costruisce un personaggio nero che è però capacissimo di pensare, ordire piani, forse anche un po' machiavellico.
Bianchi e neri vengono presentati da Melville come pedine intercambiabili all'interno di un gioco perfido: tutto questo è rivoluzionario innanzi tutto perché suggerisce l'idea che non c'è nessun motivo "scientifico" per cui il bianco sia padrone e il nero schiavo. E se i ruoli fossero qui invertiti? Se il bianco fosse la vittima e il nero il carnefice?
Anche il discorso sui ruoli sociali è interessante e rivoluzionario: sulla nave di Benito Cereno si incontrano re che adesso sono schiavi, schiavi che in realtà sono capi di rivolta, capitani prigionieri del proprio equipaggio.
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All'interno del titolo del libro (quello che trovate sotto la copertina del libro) ho inserito un link che vi porta direttamente su Amazon. Poiché sono un'affiliata se deciderete di acquistare un libro attraverso uno dei miei link contribuirete al sostentamento di AmaranthineMess - bookblog. Vi ringrazio sin da ora se vorrete farlo :)
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Caro Anonimo, se vuoi insultarmi devi almeno metterci la faccia. Se non lo farai il tuo commento non verrà pubblicato perché allora non sarai una persona che vuole muovere una critica ma solo uno che vuole litigare. E io ho cose ben più serie da fare, nella vita, che litigare con uno che non ha neppure il coraggio delle proprie parole :)